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domenica 6 settembre 2015

Assumption – The Three Appearances

#PER CHI AMA: Death Old School/Doom/Psichedelia
Prendete come esempio gli Incantation dell'EP 'Deliverance of Horrific Prophecies', 'In Memorium' dei Cathedral e 'Dawn of Possession' degli Immolation e chiudete gli occhi. Mettete il nuovo album (il secondo) degli Assumption nel lettore e ditemi se il sogno non si avvera, se non sembra di tornare indietro nei primi anni '90 quando il Death metal agli albori mostrava le sue divine mostruosità di incesti malsani tra metal, figure horror e doom degenerato con una credibilità da pelle d'oca. Ecco, 'The Three Appearances' non necessita di ulteriori spiegazioni, è semplicemente un gioiellino dal fascino vintage, intelligente, allucinato e curatissimo ma soprattutto è bellissimo. Il duo palermitano suona come una vera band dell'epoca ed i brani sono così intensi, lugubri e deformi che risultano perfetti. La voce fa la differenza ed il gutturale di G., che suona anche chitarre, synth e basso, è magnifica come la parte grafica; l'artwork è infatti così legato a quell'epoca che quasi commuove. L'immagine space/fantasy dal retrogusto horror della copertina è perfetta per il sound decadente e marcio promosso dalla band nostrana. Prodotto divinamente, con qualità, conoscenza del genere e attitudine moderna, i due bravi musicisti siciliani riescono a rinverdire i fasti di un tempo e mostrarsi perfino originali, cogliendo spunti anche dal doom degli Esoteric. Il tocco d'infinita oscurità che corona le composizioni di un aurea macabra e futurista, si muove sinuoso tra le tracce e pur non mostrando nulla di nuovo, risulta affascinante in maniera disarmante. Una catarsi buia nei meandri di una psiche malata, ventinove minuti di ottimo delirante primordiale death metal diviso in quattro brani di eguale splendore usciti per Terror From Hell Records/Elektroplasma Music nel 2014 (anche se "Moribund State Shifts" rimane la mia hit del disco insieme all'esperimento psich/death/doom di "The Non - Existing"). Death metal old school, doom, psichedelia, chitarre impazzite, voce gutturale, sound proveniente dal cosmo più profondo e sconosciuto...un lavoro di culto imperdibile! (Bob Stoner)

(Terror From Hell Records / Elektroplasma Musik - 2014)
Voto: 90

https://www.facebook.com/assumptiondoom

mercoledì 1 aprile 2015

Hands of Orlac - I Figli del Crepuscolo

#PER CHI AMA: Doom Rock, Mercyful Fate, Candlemass, Black Sabbath
Ispirati all'omonima pellicola horror del 1924, gli italo-svedesi Hands of Orloc, fanno uscire il loro secondo LP a distanza di tre anni dal disco che gli diede un po' di visibilità. Il five-piece (in parte) nostrano torna con un album nuovo di zecca che esce per l'etichetta danese Horror Records in compartecipazione con la Terror From Hell Records. La proposta di questo mistico 'I Figli del Crepuscolo' non si muove poi di troppo rispetto al precedente lavoro, offrendo un sound all'insegna dell'esoteric doom rock, che rompe il ghiaccio della solita intro, con "Last Fatal Drop". E qui si inizia ad apprezzare alla grande il sound di questi misteriosi ragazzi che con una ritmica non troppo sofisticata, danno inizio alle loro danze diaboliche. Fin qui però nulla di trascendentale: dopo un minuto, gli arrangiamenti si fanno più interessanti grazie ad una splendida melodia di flauto e alle impetuose vocals di Ginevra (aka The Sorceress), che si collocano su delle linee di chitarra che richiamano suoni prog rock dai tratti palesemente seventies. Chitarre che sul finire del pezzo si prenderanno la scena, scatenando una tempesta magnetica di fluttuanti melodie cosmiche, per un risultato da brividi. L'impatto con la band è certamente dei migliori. "Burning" sembra essere sospinta da un impulso stoner, ma è solo apparenza, perchè gli Hands of Orlac si lanciano in psichedelici fraseggi che si muovono tra il doom dei Black Sabbath e sfuriate tipicamente metal, in cui trovano posto le vocals spettrali della cantante e l'immancabile suono del flauto. Ma il flusso sonoro dell'ensemble è in costante evoluzione: non pensate di trovare lo stesso arpeggio o lo stesso accordo per più di qualche secondo perché le atmosfere sono assai mutevoli nell'arco di questo disco. Ancora una citazione cinematografica all'inizio (e poi alla fine) di "A Coin in the Heart" con un pezzo di dialogo estrapolato da "Operazione Paura" di Mario Bava (1966) con le chitarre che irrompono citando i primi Iron Maiden. La song prosegue poi lungo i binari sin qui percorsi dai nostri, mostrando i notevoli punti di forza della band: le atmosfere criptiche da film horror anni '60 che si miscelano con stralci progressivi e fughe di flauto a la Jethro Tull. Quello che magari faccio più fatica a digerire è la voce della "sacerdotessa", troppo pulita e un po' priva di personalità. Per molti di voi che apprezzano la band sin dagli esordi, questa mia affermazione potrebbe risuonare nell'aria come una bestemmia, ma sinceramente una voce maschile, un po' più carismatica, avrebbe giovato maggiormente nel mio giudizio globale. Le tracce rimanenti, "Noctua" e "A Ghost Story", confermano quanto di buono fatto sin qui dal combo italo-scandinavo, grazie alle ottime doti individuali dei due chitarristi che sciorinano riffoni profondi e assoli stentorei, mentre Jens Rasmussen (aka The Clairvoyant), si mostra come un batterista preparato ed eclettico sia su velocità sostenute che più rilassate. La conclusiva "Mill of the Stone Women" aperta da un altro spezzone di film degli anni '60, "Il Mulino delle Donne di Pietra", garantisce altri sette minuti di matrice occult doom che sicuramente farà la gioia di tutti gli amanti del genere rock. Pollice alto per questa ottima formazione dal sicuro avvenire. (Francesco Scarci)

(Terror From Hell Records/Horror Records - 2014)
Voto: 80