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giovedì 25 gennaio 2018

One Last Shot - Even Cowboys Have Sundays

#PER CHI AMA: Southern/Alternative Rock, Motorhead
Circa un paio di anni fa scrivevo su queste pagine circa l'esordio dei One Last Shot, l'EP 'First Gear'. Possiamo dire che la band ha mantenuto la promessa di continuare il loro percorso e oggi abbiamo per le mani il nuovo full-length 'Even Cowboys Have Sundays'. La versione per il mercato si presenta in un digipack a due ante con booklet da otto pagine, mentre per gli addetti ai lavori la versione è più semplice, ma mantiene lo stesso artwork caratterizzato da una bella moto custom in copertina e una foto che ritrae la band in un momento goliardico di relax come retro. Il quintetto parigino presenta un sound in bilico tra southern e alternative rock contaminato da thrash e punk, un mix energico e di grande impatto che cattura l'ascoltatore dopo pochi riff con "The Gambler", la prima traccia del cd. L'intro strizza l'occhio a "Paradise City" dei G'N'R, ma le somiglianze si fermano qui e il brano prende forma e sostanza con power cord ed accelerazioni incalzanti. Il vocalist entra subito di petto e aggiunge pathos ad un brano che scorre bene, grazie anche alla sezione ritmica che non si risparmia, tuttavia un brano semplice e che sai già dove ti porterà dalle prime battute. "Hell Mariachi" cambia le carte in tavola e mescola sonorità e ritmiche dell'America centrale, del Messico appunto. I fraseggi di chitarra classica che accompagnano le strofe in spagnole ci scaraventano immediatamente in un bar dove ben presto gli animi si scalderanno per colpa della Tequila e dove cominceranno a volare bicchieri e ceffoni alla Bud Spencer e Terence Hill. Una canzone che allenta la tensione dell'album e mette in luce l'animo goliardico ma professionale del quintetto parigino. Dopo questo break, la band torna alle sue sonorità e sciorina "Live Fast And Die Young", un brano molto veloce, praticamente i Motorhead con suoni un po' più moderni, uniti a cori e progressioni a dismisura. Si chiude con un rallentamento per riprendere il tema iniziale prima di lasciare lo spazio al classico assolo di chitarra. Altri brani si avvicendano proponendo uno schema ripetitivo che porta l'ascoltatore a distrarsi, rischiando di perdersi una chicca come "We Don't Call 911". Dopo l'inizio lieve con arpeggi di chitarra, s'inserisce la sezione ritmica e il brano si gonfia contestualmente all'entrata della distorsione, per regalarci una traccia ad alto numero di bpm che pompa fiotti di adrenalina . "Thou Shall Be Drunk" cerca di essere una ballad romantica e malinconica, ma dopo poche battute, l'energia travolgente della band si fa strada e regala un'altra song ben fatta e piena di groove, come tutto questo 'Even Cowboys Have Sundays', del resto. Decisamente un album ben fatto che farà contenti tutti gli amanti del genere, da abbinare ad una bella birra ghiacciata mentre si lucida la moto, in attesa della bella stagione! (Michele Montanari)