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domenica 12 febbraio 2012

Corporation 187 - Newcomers of Sin

#PER CHI ASCOLTA: Detah/Thrash, At the Gates, Unanimated
La scena svedese non vive solo delle band provenienti da Gotheborg e Stoccolma, ma dalla piccola cittadina di Linköping, ecco riemergere dalle ceneri, gli ormai (dati per dispersi da un po' di tempo) Corporation 187, quintetto dedito ad un classico death/thrash senza compromessi, caratterizzato dalle classiche venature swedish death di At the Gates ed Unanimated. Undici cavalcate abbastanza tirate, all'insegna dell'headbanging sfrenato, con le tipiche ruvide chitarre svedesi a disegnare ritmiche incazzate, ma sempre comunque melodiche e le vocals corrosive del vocalist a ricercare di riprodurre il selvaggio latrato di Mr. Tompa Lindberg; graffianti assoli completano il quadro di “Newcomers of Sin”, che si rivela alla fine un discreto lavoro. Il solo difetto di questa nuova release dell'act scandinavo, è ahimé di essere uscito quasi tredici anni dopo “Slaughter of the Soul” e ciò ne penalizza enormemente la sua valutazione. Per chi è malinconico nei confronti di queste sonorità, un ascolto è per lo meno dovuto, gli altri si vadano a ripescare gli originali. (Francesco Scarci)

(Anticulture)
Voto: 65
 

sabato 15 gennaio 2011

The Grieving Process - Assimilated Deformation


Mi spiace sempre castigare le band agli esordi, ma quando sento certe boiate, non resisto proprio al desiderio di stroncare un disco, perché mi rendo conto che avrei potuto registrarlo pure io. Chiamatela invidia o in qualsiasi altro modo, ma il debut degli statunitensi The Grievance Process, non lo regalerei neppure al mio peggior nemico. È un album così convenzionale, banale e suonato per giunta male, che non riesco ad accettare che tali prodotti affollino un mercato già di per sé saturo. Il genere che propone il quintetto americano è un brutal death privo di qualsiasi spunto personale, che tra l'altro mostra un suono di batteria tra i più orridi che abbia mai sentito in circolazione. Una violentissima ritmica e delle brutal vocals completano la frittata di un album chiaramente orribile... (Francesco Scarci)

(Anticulture)
Voto: 40

mercoledì 29 dicembre 2010

Infected Malignity - Re:bel


Un inizio arpeggiato e melodico mi lascia presagire che, quello che ho fra le mani, deve essere uno di quei dischi sludge psichedelici che tanto vanno di moda oggi. Mi basta poco per capire che il quartetto giapponese degli Infected Malignity è in realtà, un combo dedito al brutal death, di quelli tra l'altro, più ferali e marciulenti. Dalla seconda “Fictitious Follower (And Conceit Man)” infatti, la band di Kouhei Watanabe (vocalist niente male, per altro), ci stordisce con il loro sound spaccaossa e tritabudelle, fatto di chitarre violentissime, talvolta soffocanti, ma dalla ritmica ben strutturata e varia. Anche se vario è una parola grossa in questo genere, la band del Sol Levante si destreggia bene attraverso i sette brani contenuti in “Re:bel”, costruendo songs veloci, ma contraddistinte anche da qualche oscuro e intelligente rallentamento, che ci dà giusto il tempo di rifiatare; i brani comunque rimangono ben impressi nel cervello e in grado di scatenare un violentissimo pogo. Ineccepibile da un punto di vista tecnico, l'act giapponese, nonostante la giovane età, dimostra di avere una discreta personalità e qualche buona idea, che se sfruttata bene, potrebbe ridare nuova linfa alla scena. Interessanti, da risentire molto presto... (Francesco Scarci)

(Anticulture)
Voto: 65