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Live Report: Fosch Fest day 2

Fosch Fest – Day 2 (Bagnatica, BG) – 29/07/2012


L'avevo detto io. E mi chiedo anche come faccio a sopportarlo ogni volta. Il mio nemico numero due, il Sole, è riuscito a sconfiggermi anche in questa occasione, svegliandomi prima delle 9 di mattina e costringendomi ad evacuare dalla tenda che si era trasformata in una sauna, togliendomi così il sonno che il mio pigro corpo è obbligato a beneficiare ogni giorno. Dato che sono un ex-metallaro con una particolare attitudine ossessivo-compulsiva verso la propria igiene la prima cosa che faccio è una marcia zombie-like verso i bagni a lavarmi e dopo aver consumato le mie necessità misofobiche, vago come un'anima in pena tra la mia tenda, i bagni, un'altra tenda a salutare degli amici, i bagni, un posto all'ombra ecc, ecc... Aprono i cancelli del festival e dopo un pranzo veloce mi piazzo sotto il tendone del mixer in attesa dell'imminente inizio del festival. Il Sole, oggi colmo di sadismo e malvagità, scocca i suoi raggi sul Fosch Fest, ed io, impotente, soffro anche all'ombra, dove l'aria satura di calore, mi trafigge i polmoni.

In questo ambiente insalubre, si presentano alle 15 i Vallorch, un'altra giovane band alle prese con il duro mondo delle composizioni musicali. Nonostante la loro acerba carriera musicale, la band veneziana presenta una discreta attitudine sul palco e la cantante Sara crea un buon legame con il pubblico che nonostante le orribili condizioni atmosferiche si muove e supporta il primo gruppo di questo secondo giorno del festival. Dei sette componenti, cattura la mia attenzione Andrea, a mio parere, fulcro della band, dato che per rendere veramente folk questo gruppo si alterna velocemente tra la fisarmonica, la cornamusa ed i vari flauti. La musica proposta non è particolarmente malvagia, a parte per la classica fantasia che scaturisce dal death metal moderno insieme a strumenti folkloristici e una voce pulita femminile alternata al growl. In ogni caso non mi hanno fatto una così pessima impressione codesti Vallorch, sono sicuro che piaceranno ai fan del folk metal dei giorni nostri.

Stanco (come sempre) della gente intorno, mi sposto dal mixer ed opto per l'"isolazionismo" on stage per seguire da vicino i gruppi, e la mia scelta viene felicemente appagata dai Vinterblot. Questa band di Bari (sì, è venuta da là in fondo) propone un melodic death metal (troppo) simile agli Amon Amarth contaminato però da una presenza epic black riconducibile ad Immortal e Keep Of Kalessin. Finalmente sono contento avendo trovato una band emergente che mi aggrada, la loro esibizione racchiude una grande potenza ed anche se minimali sul palco, coinvolgono i bene i presenti che resistono nell'arena del Fosch, assediati dal caldo pomeridiano. Tecnica ineccepibile, magari un po' troppo lineari, il gruppo pugliese dimostra una grande esperienza live e auspico che in futuro riescano a produrre musica più originale che li faccia togliere la famigerata etichetta che li associa al modaiolo gruppo svedese.

Intanto sono arrivati i Negura Bunget e quindi il saluto è d'obbligo. Gli ricordo il nostro precedente incontro a Padova e purtroppo mi informano che non hanno ancora ristampato le magliette (lo so che non sono magro ma XL per me è veramente troppo), inoltre mi concedono un'intervista improvvisata (a causa del portatile dimenticato a casa) che forse fra poco vedrete.

Sotto consiglio leggermente forzato del buon Davide di IronFolks, resto a seguire attentamente i Kivimetsän Druidi. Sinceramente non avevo mai sentito parlare di loro, non sapevo neanche che fossero finlandesi. Beh, inizialmente mi sembravano il classico symphonic folk con una donnina che canta ma poi hanno tirato fuori dei blast beat e dei tremolo picking da far invidia ai loro connazionali Catamenia. Il songwriting dei Druidi gioca pesantemente con graffianti riff black metal che si alternano a parti symphonic folk guidate da una perfetta voce femminile, il tutto saturato dalla tastiera che lega le particolari sferzate musicali del gruppo. Lo show è strutturato bene, con abiti a tema e movimenti d'insieme, il bassista Simo intrattiene piacevolmente il pubblico con la sua parlantina raccontandoci inoltre la scomoda verità che in Finlandia fa freddo e da noi no. Per loro non è la prima volta in Italia e sembrano proprio entusiasti dell'accoglienza del pubblico, e intanto io mi ricorderò sempre di una cara ragazza bionda in prima fila che cantava tutte (e dico tutte) le canzoni a memoria come se fosse il gruppo della sua vita.

Finalmente tocca a loro, la band che mi interessa di più di tutto il Fosch (sì, anche più dei Moonsorrow): i Negura Bunget dalla Dacia salgono sul palco del festival e come qualsiasi cosa che respira on stage vengono acclamati con furore dalla folla. I suoni non sono perfetti ma la band è totalmente immersa nel proporre il suo black/folk atmosferico che fa sembrare tutto migliore. Gelidi, solitari e colmi d'energia, la band romena non riesce ad entrare in contatto con il pubblico se non con pochi presenti che li conoscevano già. Un isolazionismo ricercato, dei suoni particolari sia attraverso strumenti folkloristici che tramite divagazioni post-black strumentali, fanno da padroni nello spettacolo dei Negura. Bisognerà arrivare alla fine dello spettacolo, con "Dacia Hyperboreana" per concludere una performance sensazionale e riuscire a far finalmente penetrare nella mente degli ascoltatori il concetto del viaggio proposto dalla band. Confermo la mia convinzione che siano una delle migliori band degli ultimi dieci anni, magari dovrebbero ristampare le magliette però.

Per fortuna ora c'è la pausa e anche il sole si placa, mi riposo forzatamente dato che a breve dovrò scendere in campo con i Trollfest.
Intorno alle 20 un urlo irrompe nell'arena del Fosch Fest, è Mr. Seidel che introduce l'entrata in scena dell'orda norvegese. Trollmannen travestito da bottiglia di distillato si esibisce in qualche parola in italiano prima di dare il via alle danze. E le danze sono profondamente folli. Sopra il palco si vede la band dedita a inconsuete vestigi e dubbi atteggiamenti ed il loro show è come un treno che non si può fermare ma anzi aumenta di velocità e pazzia ad ogni traccia. Mentre sotto il palco capita di tutto, c'è chi canta, chi corre in giro, chi si lancia fastidiosamente addosso a tranquilli spettatori e chi balla spensieratamente, io invece con la mia deludente preparazione fisica non riesco minimamente a gestire la situazione. Ho smesso di seguire i Trollfest dopo "Villanden", album che reputo di una genialità fuori dal comune, e mi è dispiaciuta la loro scelta di dedicarne poche tracce. Molto piacere invece mi ha fatto il sax che i nostri hanno desistito dall'abbandonare, per di più ne ho potuto constatare il suo saggio utilizzo nelle nuove canzoni. Concludo dicendo che i Trollfest bisogna vederli assolutamente una volta nella vita, ovviamente se siete amanti del pericolo ai concerti.

E' giunta l'ora oramai di salutarci con l'ultima band, i FolkStone padrini del Fosch Fest che chiudono questa quarta edizione con il dovuto spettacolo di cui ha bisogno. Nonostante l'ingessatura del frontman Lorenzo, la band orobica regala forti emozioni grazie anche ad un pubblico di migliaia di persone entusiaste. Io sinceramente non so che dire di questo gruppo dato le innumerevoli volte che li ho visti. Soggettivamente preferisco la scaletta dell'anno scorso però, l'entrata con “Nebbie” quando non era ancora pubblicata rendeva l'atmosfera più interessante e le tracce de “Il Confine” le reputo molto mature con di conseguenza una lieve perdita dell'aspetto più festaiolo della loro musica iniziale. Questo è quello che ho percepito dai loro shows di quest'anno, ma i loro fans più sfegatati invece sono sempre più attivi, tanto che ad un certo punto mi obbligano prima a ballare e poi a salire sul palco durante “Rocce Nere”.
Dall'alto del palco vedo un'immensa folla di migliaia genti venuta esclusivamente per il Fosch Fest, sono quasi commosso da quante persone si son mosse per questo evento, e pensare che quando cerco di organizzare qualcosa a Vicenza sono estremamente felice se vengono cento persone.

Chiudo dicendo che anche quest'anno il Fosch Fest è stato immenso, organizzazione fantastica, security gentile, band valide, gente molesta con riserva e tutto quello che si può elencare. Spero che anche l'anno prossimo si paghi in modo da escludere gente non interessata al concerto e dare il giusto compenso allo staff. Aspetto ansiosamente l'anno prossimo per tornarci e questa volta, dovrete venire anche voi. (Kent)