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venerdì 25 maggio 2018

Metamorphosis - The Secret Art

#PER CHI AMA: Black/Heavy, Celtic Frost, Amorphis, Septic Flesh
Il buon Boris Ascher, factotum dei Metamorphosis non ci crederà, ma io conservo ancora la cassetta 'Life Is Just a Joke' che comprai nel lontano 1994 direttamente da lui per una manciata di dollari. Era la demotape di debutto per la one-man-band bavarese, da allora, con estrema calma, sono usciti sei album, di cui 'The Secret Art' è appunto l'ultima opera, rilasciata lo scorso autunno. Cosa cambia rispetto agli esordi? Il supporto, qui c'è un cd in digipack anzichè un nastro, per il resto lo spirito genuinamente black metal di Boris sembra essere rimasto inalterato lungo questi 24 anni. Il musicista teutonico prosegue sulla sua strada di un black metal atmosferico e melodico, come certificato dalla traccia in apertura del disco, nonché title track, di cui vorrei sottolineare l'eccellente performance corale che rende il tutto assai epico, nonostante un riffing che si pone poi a metà strada tra il death/thrash e il black. Un interludio strumentale è quanto servito in "The Beckoning", poi è la volta di un arpeggio, quello che apre "Night on Bare Mountain", in cui su un riffing quasi techno death, si colloca il growling stridulo del mastermind tedesco, mentre il flusso sonico subisce una serie di rallentamenti, accelerazioni e cambi di tempo, che francamente mi ricordano per spirito i Celtic Frost, mentre per ciò che concerne gli arrangiamenti di stampo sinfonico, ecco che le mie rievocazioni mentali mi guidano verso i greci Septic Flesh, anche per una certa magniloquenza delle atmosfere. "As Legions Rise" parte robusta e arrogante per poi dissipare le tempestose nubi death thrash in azzeccatissime linee di chitarra e ottimi assoli. "God of the Dead" è una song strumentale che vanta una piacevole melodia di fondo che scomoda facili paragoni con i primi Amorphis, con le tastiere che creano successivamente un'ambientazione spettrale. Sembrano infatti le catene di un fantasma imprigionato in un castello, quelle che si avvertono in sottofondo, mentre il buon Boris sciorina un rifferama che vede nel drumming il solo punto debole del pezzo (aggiungerei anche dell'album che avrebbe sicuramente necessitato di una migliore produzione), mancando di una certa potenza che avrebbe reso il tutto assai più maestoso. "A Fateful Night" è un altro esempio di come il musicista originario di Holzkirchen, riesca a coniugare con estrema semplicità death e black, peraltro regalando vertiginosi ma non troppo lunghi, assoli da brivido. Complice una certa brevità dei brani, tutti assestati attorno ai 4-5 minuti, devo ammettere che è ancor più immediato e facile assaporare il feeling emanato dal fluire del cd, come nella settima "Holy Wounds", in cui a guidare è un bel riffone thrash sul quale si staglia il vocione del vocalist, mentre in background sono delle minimaliste quanto funzionali keyboards a creare quell'aura mefistofelica. "Invictus" è un altro mid-tempo thrash/death, il cui break centrale prende le distanze da ogni tipo di sonorità estrema, virando verso un sound decisamente più leggero, quasi hard rock. Se non ci fosse il growling oscuro di Boris e verosimilmente tematiche volte a temi occulti, probabilmente starei parlando di tutt'altra proposta musicale, come quella che incontro nella nona traccia, "The Crypt", che mi ha ricordato un che dei Running Wild meno power. Boris alla fine sorprende per la sua voglia di sperimentare, ma questo mi era già chiaro perfino nel 1994. (Francesco Scarci)

(The Devil's Ground Productions - 2017)
Voto: 75

https://thedevilsground.bandcamp.com/album/the-secret-art