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mercoledì 17 luglio 2013

Alchemist - Embryonics

#PER CHI AMA: Death Progressive, Avantgarde,
Purtroppo questo doppio cd ha costituito il canto del cigno di una delle formazioni che più ho amato nel corso della mia militanza metallara, gli Alchemist, band australiana, che nonostante sei ottimi album è rimasta sempre reclusa nell’underground della musica estrema, come oggetto di culto per pochi appassionati. “Embryonics” raccoglie il duro lavoro di otto lunghi anni a partire dagli esordi, attraverso i primi cinque album della band, andando a rispecchiare fedelmente la filosofia musicale dei quattro ragazzacci di Camberra. Se non conoscete il sound proposto dagli aussie boys, riuscireste mai ad immaginare i Pink Floyd di Syd Barrett che suonano un brutal death thrash? Eh si capisco, è davvero dura concepire un suono del genere, però gli Alchemist fanno tutto ciò e forse ancor di più, proponendo della musica spettacolare: una miscela stracolma di melodie che spaziano da suoni space rock, a momenti progressive, passando attraverso momenti etnici (con l’utilizzo anche del didjeridoo, strumento tipico aborigeno), accelerazioni death metal, frammenti di rock anni settanta, fughe psichedeliche alla The Doors, per continuare ancora lungo la strada delle sperimentazioni elettroniche e della pura musica heavy metal, il tutto condito con belluine vocals. Potrei continuare ancora a lungo tante sono le influenze che confluiscono e si amalgamano alla perfezione all’interno della musica di questi pazzi scatenati. Inutile citare una canzone piuttosto di un’altra; trattandosi di una raccolta il consiglio che posso darvi è di dargli assolutamente un ascolto e poi fare come me: andare ad acquistare tutti i loro album, partendo dal bellissimo, originalissimo e schizoide esordio “Jar of Kingdom”, attraverso il più brutale ma al tempo stesso più creativo “Lunasphere” e l’intimistico “Spiritech”, fino ad arrivare agli ultimi due assoluti capolavori “Organasm” e “Austral Alien”. Ragazzi, vi garantisco che nelle 28 tracce qui contenute, per una durata di più di due ore e mezzo di musica, ne sentirete davvero delle belle, perchè il sound degli Alchemist è davvero unico e bizzarro. Adam, Roy, John e Rodney avrebbero meritato un riconoscimento da un pubblico più vasto, che fosse in grado di apprezzarne le raffinate sperimentazioni musicali e la loro follia, in modo tale da liberarli da quel limbo musicale in cui sono rimasti imprigionati ingiustamente. C’è ben poco altro da aggiungere, gli Alchemist sono semplicemente geniali, peccato solo ci abbiano lasciati!!!! (Francesco Scarci)