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sabato 23 ottobre 2010

Et Moriemur - Lacrimae rerum



“Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt” (Virigilio - Eneide)

Gli “Et Moriemur” prendono una celeberrima citazione del grande poeta (mio conterraneo), e ne fanno il titolo del loro primo EP. Nella frase, si fa riferimento al momento dell’opera in cui Enea, osservando, in un tempio a Cartagine, un murales ritraente scene della guerra di Troia con la morte di suoi connazionali e amici, piange al loro ricordo. Una scelta a dir poco azzeccata per le atmosfere del disco. L’ensemble ceco si forma nel febbraio del 2008, e a oggi sono: Zdenek Nevelík (voce), Fedor Furnadžiev e David Viktorin (chitarre), Honza Stinka (basso), Albert Fiala (tastiere) e Michal “Datel“ Rak (batteria). Il prodotto di questa formazione è un cd di quattro intermezzi e cinque tracce: un buon lavoro, con una buona produzione, ben suonato e con spunti assai interessanti. Difficile, per noi italiani, non notare l’inserimento di una strofa di Ungaretti che richiama alla citazione di Virgilio nella prima “Shadows”. Ma anche altre citazioni poetiche sono presenti, come un pezzo in tedesco di Goethe in “Chimeras”e uno in inglese “At Memory’s Gate”. Musicalmente le canzoni sono pervase da un’atmosfera decadente e romantica, con la presenza di accordi barocchi, da accelerazioni di ritmo, con cambio di voce del singer, ora seguite ora alternate da parti più melodiche. Poche sbavature nella parte esecutiva strumentale: i nostri ci sanno davvero fare. Sono rimasto colpito dalla varietà di suoni e dagli strumenti utilizzati: viola, xylofono (“Memory’s Gate”), organo. Alla fine risultano tutti ben amalgamati e funzionali all’anima delle canzoni, che rimangono comunque pervase dalla classica potenza del genere. Sempre di metallo si parla. Ecco, una perplessità sulla scelta di usare una voce più growl da parte del cantante nei passaggi più veloci di alcune track (“Shadows”) o nei climax di altre (“Silence”). Mi pare che non sia sufficientemente potente e alla fine convincente. Ben diverso è il risultato quando le vocals sono usate in maniera più melodica (ad esempio in “Chimeras”, con l’accompagnamento dell’organo): davvero molto suadenti e calde. Piacevoli anche gli intermezzi strumentali, evocativi nel loro incedere e non inutili dimostrazioni di capacità. Magari il primo “Marcia Funebre” è un po’ debitore alla musica della doccia di “Psycho”, ma va bene lo stesso. Una parola per le liriche, curate e i brani poetici che ben si adattano all’intero lavoro. Spero che in un album dal più ampio respiro, siano in grado di trovare spunti sufficienti per non cadere nella ripetitività, come qualche volta capita in questo EP. Piacevole sorpresa, per me, questi ragazzi di Praga. Non banali, con una buona vena compositiva, tecnici e con buone idee. (Alberto Merlotti)

(Self)
Voto: 70